Descrizione
Il mobile è caratterizzato da finto palissandro (legno povero mordenzato color nero) che incornicia l’intero mobile in scomparti più chiari impreziositi solo dalla sapiente disposizione dell’impiallacciatura in mogano “a specchio” in quattro parti. La parte centrale del frontale è suddiviso in due settori: in alto il pannello dei comandi in bakelite liscia rossastra, completo di tutto, manopole demoltiplicate per i condensatori variabili, prese per l’altoparlante sulla destra, prese per telaio e terra sulla sinistra, potenziometro al centro e doppio interruttore (uno per disabilitare l’altoparlante durante la ricerca delle stazioni, l’altro per disconnettere l’alimentazione delle batterie) mentre la parte inferiore coincide con il vano batterie che si trova all’interno.
Aperto il coperchio l’insieme si presenta minimale e razionale. Tutto ciò che conta è contenuto nel famoso blocco di media frequenza del primo tipo non schermato realizzato in legno con basetta superiore in bakelite (venduto anche sfuso per i radioamatori che amavano costruirsi da se un apparecchio radio). Sulla destra il blocco di MF con le valvole, sulla sinistra i condensatori variabili sigillati e i collegamenti fra i componenti. Aprendo il coperchio saltano subito all'occhio la fila di valvole e i condensatori variabili blindati. Undici connessioni a serrafilo collegano infine l’intero circuito al resto dei componenti tra cui gli splendidi condensatori variabili. Sulla basetta sono montate le otto valvole e i reostati di accensione dei filamenti del tipo ad archetto come quelli più famosi della Unda Radio. Sono marchiati Variator ed hanno il design registrato (brevetto n. 731 094).
Per accedere al blocco di media frequenza è necessario rimuovere il pannello posteriore che è stato concepito a ghigliottina e quindi è privo di fissaggi a vite ma scorre entro apposite guide. Una volta rimosso il pannello posteriore, l’unico lato ispezionabile del blocco di media frequenza è proprio quello che resta visibile posteriormente. Il blocco è poi dotato di prese per l’alimentazione costituite da semplici boccole colorate atte a ricevere banane dello stesso colore collegate ai cavi provenienti dal vano batterie attraverso una serie di piccoli fori nel pianale. I componenti e i cablaggi all’interno del blocco si sono conservati come nuovi perché sigillati dentro la scatola lignea e quindi al riparo da luce, umidità e polvere, chiusi lì dentro per oltre 92 anni! Finalmente oggi possiamo ammirare la bellezza costruttiva dell’elemento che ha reso famosa questa azienda a livello nazionale. I condensatori Manens della Ducati, le connessioni di bobine, trasformatore della Brunet e degli zoccoli delle valvole sono tutti imbrattati da una sorta di resina rossastra, probabilmente utilizzata come “sigillo di garanzia” che attesta l’inviolabilità delle connessioni.