Scheda n°000017 dell'Apparecchio:
Magnadyne

Magnadyne mod. M 10

Magnadyne mod. M 10 Vista frontale
Magnadyne mod. M 10 retro Vista posteriore
MARCAMagnadyne
MODELLO M 10
ANNO DI FABBRICAZIONE1931
TIPOLOGIA DEL MOBILEMobile a Cupola
TIPOLOGIA DI SCALAScala numerica a finestrella
NUMERO DI MATRICOLA1025
ALIMENTAZIONEA corrente alternata da rete
STRUTTURA CIRCUITALEReazione
GAMME D'ONDAOnde Medie
DIMENSIONI ESTERNE34x26x14
TIPO VALVOLEeuropee
PREZZO DELL'EPOCAsconosciuto
CLASSE STORICAClassic (1931-1945)
CLASSE RARITA'
DOCUMENTI PRESENTIno
PUBBLICITA' DELL'EPOCAno

NOTE: Magnadyne M10 prodotta dalla Magnadyne Torino nel 1931



Magnadyne

Magnadyne
La ditta individuale Magnadyne Radio fu fondata nel 1928 a Torino su iniziativa dell'ing. Mario Pesce assieme al signor Paolo Dequarti. L'oggetto della nuova società fu la costruzione di apparecchi radio, degli accumulatori elettrici e degli apparecchi frigoriferi. La sua sede legale venne fissata in via Sant'Ambrogio 8, nel quartiere torinese di Pozzo Strada. Al momento della sua costituzione, il numero di operai occupati era di sole 20 unità. Lo sviluppo dell'azienda fu rapido ed i suoi prodotti superarono nelle vendite sul mercato italiano, aziende di dimensioni maggiori come CGE, FIMI-Phonola, Philips e Radiomarelli. Il numero dei dipendenti occupati dalla ditta torinese arrivò a 300 unità nel 1936, e crebbe ulteriormente l'anno successivo, nel 1937, quando la ragione sociale fu trasformata in Magnadyne S.A.. Magnadyne, alla vigilia della Seconda guerra mondiale impiegava oltre 1.000 maestranze, e alla produzione dei radioricevitori e dei componenti elettronici si aggiunsero quelle delle autoradio e dei frigoriferi. Nel 1941, il socio Dequarti rilevò le quote della società appartenenti all'ingegner Pesce, divenendone così l'unico proprietario. Durante il secondo conflitto mondiale, lo stabilimento torinese di via Sant'Ambrogio fu completamente distrutto nel novembre 1942, da un bombardamento aereo, e per questa ragione, l'attività industriale fu sospesa per qualche mese e poi ripresa a Sant'Antonino di Susa, in un locale affittato dal Cotonificio Valle di Susa. Al termine del conflitto, la produzione, seppur in misura limitata, poté essere ripresa, con la realizzazione di componenti per radioricevitori. Nel 1948, di fronte a un rilancio delle vendite nel settore degli apparecchi radio, fu aperto a Torino un nuovo stabilimento in via Avellino 6, interamente dedicato alla produzione di componenti elettronici, dove fu trasferita anche la sede legale della società. Quattro anni più tardi, nel 1952, l'azienda avviò anche la produzione interna di valvole termoioniche. Poco dopo, nel 1955, la Magnadyne Radio cessò di esistere come società, e di conseguenza marchio e attività confluirono nella holding INFIN S.a.s. di Dequarti & C., costituita due anni prima a Friburgo. Detta società, divenuta nota come INFIN-Magnadyne, le sue attività furono diversificate con la produzione dei televisori, dei cinescopi e delle lavatrici, e dal 1961, dei transistor. Nel 1964, il Gruppo INFIN-Magnadyne contava circa 5.000 dipendenti e a partire da quell'anno accusò i primi segnali di crisi, dovuti principalmente all'aumento dei costi di produzione, al calo delle esportazioni e al calo delle vendite rateali degli apparecchi oltre la crisi di liquidità, debiti per 2 miliardi di lire, sospensione dei crediti, e blocco degli approvigionamenti di materiale da parte delle ditte subfornitrici. Nel gennaio 1971, Dequarti chiese l'ammissione alla procedura di amministrazione controllata. Nel novembre 1972, la sesta sezione fallimentare del Tribunale di Torino dichiarò fallita la INFIN, a causa del grave dissesto finanziario per il debito accumulato da INFIN che ammontava a ben 11 miliardi di lire.

Descrizione mod. M10

Descrizione mod. M10
La Magnadyne M 10 è certamente la più particolare tra gli altri apparecchi della casa torinese poichè presenta una doppia scala numerica ai due lati del frontale. Non si conoscono locandine pubblicitarie della M10 e di quest'apparecchio si parla in un trafiletto tratto dalla rivista "L'Antenna" del 1931 ove si scrive che fu presentata alla Mostra della radio di Milano dello stesso anno. Ancora correlata del suo altoparlante elettromagnetico (altrimenti detto "a spillo" ) l'esemplare presentato si presenta in ottime condizioni e la tela, seppur con uno strappetto, indica l'originalità della radio.
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